Come ha fatto lo Smiley a diventare un successo mondiale?
Tutto iniziò con una semplice spilla, regalata ai dipendenti della State Mutual Life Assurance.
Poi lo Smiley finì ovunque: tazze, magliette, poster, cartoline, gomme, album musicali…
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19/02/2025
Tutto ha avuto inizio nel 1963, quando l’azienda americana State Mutual Life Assurance voleva risollevare il morale dei dipendenti, provati da fusioni e acquisizioni.
A raccogliere la sfida fu Harvey Ball, un artista che (si dice) in soli 10 minuti disegnò una faccina sorridente. Per il suo lavoro ricevette 45 dollari, ma non registrò mai il marchio.
Negli anni ‘70, i fratelli Bernard e Murray Spain modificarono leggermente lo Smiley, aggiungendo lo slogan “Have a Happy Day”, e lo trasformarono in un'icona del merchandising. Il simbolo divenne popolare sia negli USA che in Europa, dove venne adottato da Franklin Loufrani.
Nel 1971, Loufrani iniziò a usare lo Smiley per evidenziare le notizie positive sul giornale France Soir e nel 1972 lo registrò ufficialmente, garantendosi la protezione legale in oltre 100 Paesi.
Ma lo Smiley non era nato solo per vendere. Harvey Ball, nel 1999, istituì la Giornata Mondiale del Sorriso, per ricordare il vero scopo di quella faccina: diffondere felicità. E nel 2012 suo figlio, Charles Ball, riuscì finalmente a registrare il marchio.
Lo Smiley ci insegna che la felicità è contagiosa. È più di un semplice logo: è un simbolo universale di ottimismo e gentilezza.
Tutto iniziò con una semplice spilla, regalata ai dipendenti della State Mutual Life Assurance.
Poi lo Smiley finì ovunque: tazze, magliette, poster, cartoline, gomme, album musicali…
Ma perché le persone hanno continuato a comprarlo per anni?
E questa strategia non vale solo per lo Smiley…
Un oggetto personalizzato è molto più di un semplice regalo. È un biglietto da visita che rimane nella vita di chi lo riceve. Ecco i gadget più utilizzati per promuovere un brand:
Il segreto del successo? Unire utilità, emozione e branding.
Lo Smiley è stato solo l’inizio. Nel 1982, lo scienziato informatico Scott Fahlman inventò le emoticon :-) oppure :-( per chiarire il tono dei messaggi.
Negli anni ‘90 in Giappone nacquero le Kaomoji (^_^ oppure >_<), più espressive e stilizzate.
Poi arrivò Nicholas Loufrani, figlio di Franklin, che digitalizzò lo Smiley e lo adattò alla comunicazione moderna. Ma la vera rivoluzione avvenne nel 1999, grazie al designer Shigetaka Kurita, che creò il primo set di emoji ispirandosi ai manga e ai segnali stradali giapponesi.
Nel 2010, Apple introdusse la prima tastiera emoji su iPhone, rendendo queste icone un linguaggio universale.
Dallo Smiley alle emoji, il messaggio non è mai cambiato: comunicare emozioni in modo semplice, diretto e universale.
Lo Smiley è molto più di un disegno: è un’icona che ha attraversato decenni, evolvendosi e adattandosi alle nuove forme di comunicazione.
Allo stesso modo, un gadget personalizzato non è solo un oggetto: è un messaggio, un’emozione, un modo per lasciare il segno.
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